DOMENICA IV DI AVVENTO C.doc

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DOMENICA IV DI AVVENTO - C

DOMENICA IV DI AVVENTO - C

 

Betlemme, gioiosa di bambini,

una piccola grotta hai preparato

per la Vergine prossima al parto.

In te nascerà l’Antico dei giorni.

 

Venite tutti e contemplate il Bimbo,

il Figlio di Dio, carne e ossa nostre,

le sue labbra stillano mirra e miele,

mormorio soave di amore eterno.

 

Maria Vergine e Madre ti contempla

e, umile, gioisce la Piena di grazia,

e, mentre, avvolto in fasce, ti posa

nel presepe, annuncia il tuo mistero.

 

 

PRIMA LETTURA              Mic 5,1-4a

 

Dal libro del profeta Michèa

 

1 Così dice il Signore:

«E tu, Betlemme di Èfrata,

così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,

 

Nonostante che sia stata la città, che ha dato origine alla monarchia davidica, Betlemme è sempre rimasta piccola. Essa è chiamata a custodire un messaggio, l’umile origine di Davide (cfr. 1Sm 16,11) e quindi del Messia.

È un criterio costante di Dio quello di scegliere in contrasto con le scelte umane. Il Messia quindi obbedisce a questo criterio.

 

da te uscirà per me

colui che deve essere il dominatore in Israele;

 

Il Cristo è per Dio (uscirà per me); Egli è tutto proteso a fare quello che vuole Dio.

Per questo il Messia esce e non ritorna senza aver compiuto la missione ricevuta da Dio (cfr. Is 55,11).

Egli deve essere il dominatore in Israele «Dio stesso costituisce Signore su Israele il suo Messia. La regalità universale del Messia si irradia dalla regalità su Israele: il Cristo innesterà tutti in Israele» (d. U. Neri, appunti di omelia, 1973).

La dispersione d’Israele cesserà con la presenza di questo dominatore che uscirà da Betlemme e quindi dalla casa di Davide (Cfr. Gv 7, 41-42: Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?»). Gesù realizza questa parola. Egli nasce a Betlemme, è della discendenza di Davide e la sua missione è profetizzata da Caifa (Gv 11,49-52: Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi).

 

le sue origini sono dall’antichità,

dai giorni più remoti.

 

Nel suono letterale il testo richiama l’origine della stirpe davidica non solo da Jesse, padre di Davide, ma anche da Giuda e dalla generazione che ne segue.

Nel mistero la Parola ci porta alla compresenza del Cristo a tutte le generazioni in quanto in esse significato, profetizzato e atteso. Gesù è il Veniente che affonda le sue radici nel suo popolo, Israele (genealogia secondo Matteo) e in tutta l’umanità fino ad Adamo (genealogia secondo Luca).

Il plurale inoltre richiama che in Cristo non vi è una sola origine (lett.: uscita) perché in Lui tutto è duplice: vi è un’origine celeste e una terrena. Nella sua nascita nel tempo da Betlemme vi è l’impronta della sua nascita nell’eternità dal Padre.

Dall’antichità, lett.: da prima «non determinato; è sempre prima, è sempre precedente a ogni possibile determinazione» (d. U. Neri, appunti di omelia, 1973).

Dai giorni più remoti lett.: dai giorni del secolo «vive in uno spazio, in una dimensione prima che i giorni dell’uomo fossero, in altri giorni di altra qualità» (d. U. Neri, appunti di omelia, 1973).

 

2 Perciò Dio li metterà in potere altrui,

fino a quando partorirà colei che deve partorire;

e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.

 

Il parto della Madre del Messia dà inizio alla redenzione. Questo parto è reale ed è pregno di simbolo perché sta a indicare che cessano per il popolo le doglie della tribolazione e che questa si concluderà nella gioia della salvezza (cfr. Rm 8, 22-23: Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo).

Questo parto, che annuncia quello finale di tutta la creazione, dà inizio al ritorno e quindi all’unificazione d’Israele e delle Genti in Cristo (cfr. Ef 2,14-15: Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace).

 

3 Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,

con la maestà del nome del Signore, suo Dio.

 

Egli si leverà (lett.: starà là), l’espressione indica forza. Infatti nessuno può resistergli nel suo compito di pascere il gregge di nuovo radunato. In questo egli manifesterà la forza e la maestà, che è propria del nome del Signore.

Nella lettura secondo il mistero, il Messia rivelerà in sé gli stessi attributi divini. La redenzione nella sua pienezza è caratterizzata dal dominio incontrastato del Cristo sui suoi nemici, vinti per sempre e dalla rivelazione della sua gloria divina ai suoi che, simili a un gregge, sono condotti ai pascoli della vita (cfr. Ap 7,1-15.17: l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi).

 

Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande

fino agli estremi confini della terra.

4 Egli stesso sarà la pace!».

 

Quando il Messia starà nella sua potenza e governerà il suo popolo redento, questi abiterà sicuro perché si sentirà protetto da Lui. Infatti Egli sarà temuto fino ai confini della terra perché Egli sarà la pace. «Nel suo essere, con il suo essere sarà Lui la Pace fontale, originaria. Non realizza la pace, lo è» (d. U. Neri, appunti di omelia, 1973).

 

Note

 

«Il tempo della partoriente segna la fine di una situazione. Come in Is 7,14 il segno è una donna che mette al mondo un bimbo. Ciò che differenzia questo bimbo dagli altri bimbi è che la sua origine è prima del principio (cfr. LXX.: le sue origini dall’inizio; Vg: la sua origine è dal principio, dai giorni dell’eternità). È uno di quei passi in cui l’AT sbocca direttamente nel NT. Nel VT è detto di una cosa futura, nel NT invece è detto di un fatto già avvenuto: ma il contenuto è già reso manifesto completamente»

(d. G. Dossetti, appunti di omelia).

 

 

SALMO RESPONSORIALE              Sal 79

 

R/.               Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

 

Tu, pastore d’Israele, ascolta,

seduto sui cherubini, risplendi.

Risveglia la tua potenza

e vieni a salvarci.              R/.

 

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.              R/.

 

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.               R/.

 

 

SECONDA LETTURA              Eb 10,5-10

 

Dalla lettera agli Ebrei

 

Fratelli, 5 entrando nel mondo, Cristo dice:

«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,

un corpo invece mi hai preparato.

 

Il Cristo dice. Egli entra nel mondo pregando i salmi. Questi sono la sua preghiera. Il salterio è un corpo unico modellato sulla carne del Cristo e respiro della sua anima e del suo spirito, spazio spirituale in cui si muove tutta la sua vita, nel suo rapporto con il Padre e con la sua Chiesa.  Per questo l’integro salterio, in tutte le sue singole parti, esprime la pienezza del mistero del Cristo e della sua Chiesa. L’economia di grazia  e di parole ivi contenute, dettate dallo Spirito Santo, pur esprimendosi in un tempo e in uno spazio storico bene preciso, trae la sua intelligenza dal Cristo e non dalle singole circostanze storiche, che ne hanno dato l’origine.

Un corpo invece mi hai preparato, il testo ebraico dice: mi hai forato le orecchie. Vi è una crescita della rivelazione. Il gesto di obbedienza dello schiavo, che con quel gesto appartiene per sempre al suo padrone (cfr. Es 21,6: allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre) diviene l’offerta sacrificale di tutto il corpo del Messia, come è detto nel quarto canto del Servo del Signore (cfr. Is 53).

 

6 Non hai gradito

né olocausti né sacrifici per il peccato.

 

Il Cristo enumera le specie più alte del sacrificio, l’olocausto e il sacrificio per il peccato, e si domanda se sono questi che il Signore gradisce e risponde: no. Il Signore non vuole nessuna specie di sacrificio basato sulla carne degli animali. Essi sono sempre sostitutivi del dono dell’uomo al suo Dio.

Non hai gradito perché l’unico ad essere gradito è il Figlio (vedi testi del Battesimo e della Trasfigurazione). In Lui gli stessi sacrifici della legge sono trascesi perché compiuti in figura e perché traevano dal sacrificio di Gesù la loro efficacia.

 

7 Allora ho detto: “Ecco, io vengo

– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –

per fare, o Dio, la tua volontà”».

 

Non vengo con sacrifici a te non graditi ma con il rotolo del libro dove di me sta scritto. La salvezza, che tu hai operato, non ha altra risposta a te gradita se non quella di compiere quanto è scritto nel rotolo e che tu mi comandi di fare. Così infatti è scritto nel profeta Geremia: «In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto. Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici» (Gr 7,22-23).

Con la sua incarnazione il Figlio di Dio non solo assume la nostra carne, ma fa sue tutte le divine Scritture per adempierle fino alle parole che parlano del suo sacrificio. A questo Egli anela fin dal momento del suo concepimento.

 

8 Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, 9 soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo.

 

Il Cristo sa che la volontà del Padre è la sua immolazione; Egli deve passare attraverso la croce per distruggere il potere della morte. Egli deve portare se stesso nell’umanità assunta sulla via contraria a quella che ci ha allontanato da Dio fino ad affrontare la stessa morte.

Egli, che abbraccia tutte le regioni dell’universo, deve giungere là dove sono i nostri nemici e sottometterli al suo potere. La Legge è terrena e non può sottomettere le potenze spirituali che ci dominano, può solo esorcizzarle. Solo Gesù, in forza della sua obbedienza sacrificale, sottomette tutti i suoi nemici, ultimo dei quali sarà la morte (cfr. 1Cor 15,26).

 

10 Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

 

La volontà di Gesù, fattosi obbediente fino alla morte di croce (cfr. Fil 2,8), è il principio della nostra santificazione.

Dalla figura della Legge (il sangue delle vittime) siamo passati alla realtà evangelica (il sangue di Cristo); dalla santificazione promessa a quella realizzata.

Tutto è avvenuto una volta per sempre in quanto la sua offerta è perfetta e per questo non cessa di essere sempre attuale.

 

Nota

 

La lettura di queste parole in prossimità del Natale, nella domenica dedicata alla Madre di Dio, ci porta a considerare come il sì di Gesù nel divenire uomo e il sì di Maria nell’accoglierlo nel suo grembo verginale è un sì congiunto e inscindibile alla volontà del Padre, che vuole che la Carne del suo Figlio, sigillata dalla Croce, penetri nei cieli e in tutti i mondi spirituali per portare la sua vittoria su tutte le Potenze, che, ribellatesi a Dio, hanno trascinato anche noi in questa disobbedienza.

Il Padre ci ha veramente amato e non ci ha voluto in potere della morte; per questo ha dato il suo unico Figlio, ucciso dai vignaioli fuori della sua vigna, Israele.

Si tratta per noi di entrare sempre più nel suo mistero, che è lo spazio della sua esistenza nel suo rapporto con il Padre e con noi e di uscire dagli spazi interiori della schiavitù in cui le varie forze spirituali avverse al Cristo ci tengono schiavi mediante il gioco illusorio dell’inganno delle fantasie passionali.

La nostra lotta spirituale consiste nell’assimilare in noi la Carne del Cristo perché divenga principio della nostra vittoria spirituale. Una simile assimilazione si è avuta con il Battesimo, in cui siamo diventati concorporei e consanguinei suoi, sue ossa e sua carne,  e, nella forza dello Spirito Santo, effuso in noi, si attua nei divini Misteri in cui la Parola e la sua Carne si uniscono in unità inscindibile come rivelazione della volontà del Padre da noi accolta e attuata.

 

 

CANTO AL VANGELO              Lc 1,38

 

R/.               Alleluia, alleluia.

 

Ecco la serva del Signore:

avvenga per me secondo la tua parola.

 

R/.               Alleluia.

 

 

VANGELO              Lc 1,39-48

 

Dal vangelo secondo Luca

 

39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

 

Si alzò. Maria si alza per la potenza dello Spirito Santo, che è in lei. Tutto quindi avviene nello Spirito ed è pieno del mistero del Cristo.

In fretta. Il termine sottolinea un'ardente premura che nasce dall'amore, oppure può nascere dalla brama di possedere subito qualcosa che è promesso; vedi Mc 6,25: Salome rientra subito in fretta dal re per chiedere la testa di Giovanni Battista. In tal modo due donne accorrono con sollecitudine da Giovanni: una alla sua nascita, Maria, e una alla sua morte, Salome. Maria reca la vita e il bambino esulta di gioia riconoscendo il suo Signore, l'altra reca la morte.

Verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Qui avviene la prima rivelazione del Cristo attraverso la madre, come la sua nascita avverrà nella città di Betlemme, sempre in Giudea, come è scritto: Conosciuto è Dio in Giudea, in Israele è grande il suo nome (Sal 75,2 Vg).

 

40 Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.

 

Come il precedente, l'Annunciazione, anche questo racconto è incentrato sul saluto. Maria, che è salutata dall'Angelo, saluta Elisabetta; di nuovo il cielo è congiunto con la terra. Maria, che è ripiena dello Spirito, comunica con il suo saluto lo Spirito al bimbo che è nel grembo di Elisabetta. Come Maria, anche il cristiano più vive la sua realtà umana (nei gesti e nelle parole) più fa fiorire lo Spirito. Nella realtà umana, purificata dalle passioni ingannatrici, si rivela e si comunica lo Spirito attraverso il modo semplice e usuale di vivere.

 

41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce:

 

Sussultò, «traduce un verbo greco che significa anche salto, balzo, tripudio, imbizzarrisco (di cavalli) e si trova pochissime volte nella traduzione greca della Bibbia, ma in contesti tutti importantissimi: Gn 25,22: sussultavano (trad.: si urtavano) i bimbi in lei. Nel seno di Rebecca, anche lei miracolosamente liberata dalla sterilità, i due gemelli Esaù e Giacobbe, si oppongono l'uno all'altro, secondo l'oracolo del Signore: «il minore dominerà il maggiore» (Gn 25,23); Sal 113,4-6: Le montagne saltellarono come arieti; Sap 17,19: l'invisibile corsa di animali scalpitanti. In questi due luoghi il contesto è di gioia delirante per la  liberazione dalla schiavitù dell'Egitto, in cui sono travolti con il popolo dei salvati tutti gli elementi fisici. Mal 3,20: Uscirete come saltellanti  vitelli di stalla. È la gioia provocata dal sorgere del sole di giustizia» (note di sr Maria Gallo).

Il motivo prefigurato in Gn 25,22 e nei testi della gioia escatologica determina l'uso del vocabolo in Luca: il movimento naturale del bambino nel seno materno è la gioia escatologica per l'epifania del Cristo (GLNT, Fitzer).

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo. Il bambino riceve lo Spirito dal Signore e lo comunic...

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