Francesco Mattesini - Il Siluramento della Corazzata Britannica 'Nelson' e... son nel corso Dell’Operazione 'Halberd' (Alabarda).pdf

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IL SILURAMENTO DELLA CORAZZATA BRITANNICA
NELSON
E DEL PIROSCAFO
EMPIRE SON
NEL CORSO
DELL’OPERAZIONE “HALBERD” (ALABARDA)
(27 Settembre 1941)
VERITA’ INEDITE SUI SUCCESSI DEL COLONNELLO PILOTA
HELMUTH SEIDL E DEL TENENTE PILOTA LELIO SILVA
FRANCESCO MATTESINI
La corazzata britannica
Nelson.
Sparano i nove cannoni prodieri principali da
406 mm. Da
Reddit.
ROMA SETTEMBRE 2021
2
La situazione militare nel fronte del Mediterraneo nell’estate del 1941
Mentre nel corso del primo semestre del 1941 si erano avuti nel Mediterraneo,
per l’Italia e la Germania, due fronti terrestri – uno in Grecia e a Creta e l’altro in
Libia – tra il mese di luglio e il mese di dicembre dell’anno l’attività bellica delle
potenze dell’Asse continuò a svolgersi soltanto in Cirenaica, con le operazioni
limitate al confine con l’Egitto e nell’assedio della piazzaforte di Tobruk.
Inoltre, con notevole dispendio di forze e logorio del materiale, continuò a
svolgersi l’attività aerea contro l’isola di Malta che, dopo il ritiro dalla Sicilia del 10°
Corpo Aereo Tedesco (X Fliegerkorps), trasferito in Grecia e a Creta nella terza
decade di maggio per operare quasi esclusivamente contro gli obiettivi navali
britannici del Medio Oriente in particolare quelli di Alessandria e del Canale di Suez,
rappresentò un gravoso compito assegnato esclusivamente, e con scarsissimi risultati,
alla Regia Aeronautica.
E fu proprio per contrastare il rifornimento dell’isola fortezza di Malta – che in
quell’estate del 1941 arrivò a disporre di un potenziale difensivo di oltre cento aerei
da caccia e di un potenziale offensivo di circa cinquanta velivoli tra bombardieri
Blenheim e Wellington della RAF e aerosiluranti Swordfish dell’Aviazione della
Marina (FAA), oltre a una decina di sommergibili della 10
a
Flottiglia, da impiegare
contro le rotte di traffico dell’Asse con la Libia, che si sviluppò la reazione italiana,
assegnata ai reparti della Regia Aeronautica e alle unità navali della Regia Marina.
1
A differenza di storici politicizzati e prettamente antifascisti, anche di quelli più famosi
italiani e anglosassoni, io evito sempre, correttamente, di chiamare le nostre Forze Armate come
fasciste, dal momento che non esisteva un Esercito, una Marina e un’Aeronautica fascista, bensì
monarchica. Fasciste erano soltanto le Camicie Nere, che rispetto alle unità delle Regie Forze
Armate, con uomini quasi completamente di ideali monarchici, erano di quantità combattiva molto
modesta. Ricordo anche che il saluto regolamentare era “Viva
il RE – Saluto al Duce”.
Infatti,
Mussolini (che possiamo considerare il Vicario del Re) era subordinato a Vittorio Emanuele III che,
da vero ed unico “dittatore
costituzionale”
dell’Italia, controllava il Capo del Governo in ogni sua
decisione, approvandola o respingendola. Infine, il Re (come è oggi per il Presidente della
Repubblica) era il vero Capo effettivo delle Forze Armate italiane, mentre all’ambizioso ma
intelligente Mussolini, ossia colui che guidava la Nazione in guerra, era stato concesso dal Sovrano
il pomposo titolo di “Capo
delle Forze Armate operanti”,
dove il Duce si distinse per la sua
mediocrità nel ramo militare; tanto che, nei colloqui con Hitler, il quale, pur avendo i suoi detrattori,
di strategia militare se ne intendeva, Mussolini stava ad ascoltare e non interveniva quasi mai nelle
discussioni con il Führer, non sapendo cosa dire. A questo punto fu veramente drammatico il
convegno di Tarvisio del 19 luglio 1943, per le accuse di Hitler all’Italia considerata nazione
combattente mediocre, che la Germania appoggiava con considerevoli forze di terra, di cielo e di
mare che avrebbe potuto impiegare sul fronte orientale. Altro che quanti ancora apprezzano la
canzone Bella ciao con la frase “una
mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasore”.
I tedeschi
erano in Italia, per sostenerla dalla sconfitta, fin dal novembre 1940, quando un gruppo di
cinquantatré aerei da trasporto (III./KG. Z.b.V.1) decollando da Foggia e poi da Bari, in cinquanta
giorni trasportarono in Albania ben 30.000 soldati e 4.700 tonnellate di rifornimenti italiani, che
servirono, assieme agli altri rinforzi inviati per mare, ad evitare che i greci respingessero gli italiani
in mare, oppure che il Governo italiano, come ha scritto nel suo Diario il Ministro degli Esteri
conte Galeazzo Ciano, fosse stata costretto a richiedere un armistizio alla Grecia. Cfr., Francesco
Mattesini,
L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo. Il contributo del “X Fliegerkorps”,
1
3
Tra il gennaio e il giugno 1941, il rifornimento di Malta, per la presenza in
Sicilia della Luftwaffe, era stato, per la Royal Navy, esclusivamente un compito
assegnato alla Mediterranean Fleet, di base ad Alessandria d’Egitto.
Conseguentemente l’attività della Forza H, che da Gibilterra operava con forze
piuttosto modeste nel Mediterraneo occidentale, fu limitata soltanto all’incarico di far
giungere a Malta i velivoli da caccia Hurricane decollati dalle portaerei
Ark Royal,
Furious
e
Victorious;
le ultime due distaccate temporaneamente, e di volta in volta, a
Gibilterra dalla Home Fleet.
Parte degli Hurricane, usando come trampolino gli aeroporti di Malta (Luqa,
Ta Kali e Hal Far), furono fatti proseguire per l’Egitto, dove alimentarono le forze
britanniche impegnate a sostegno del fronte terrestre della Cirenaica e per la
protezione delle basi aeronavali, obiettivo dei reparti del X Fliegerkorps e
dell’Aeronautica italiana dell’Egeo e della Libia (5
a
Squadra). Quest’ultima si rese
particolarmente pericolosa con gli aerosiluranti S.79, che arrivarono più volte a
segno, danneggiando anche un incrociatore: il
Phoebe
(capitano di vascello Guy
Grantham), che fu colpito il 27 agosto, a 30 miglia a nord di Bardia, dal siluro
sganciato dal velivolo del capitano pilota Giulio Marini, comandante della 279
a
Squadriglia Aerosiluranti.
Questa attività aerea dell’Asse nel Mediterraneo orientale, ed in particolare la
minacciosa presenza del X Fliegerkorps sulle basi della penisola ellenica e a Creta,
costrinse il Gabinetto di Guerra britannico ad inviare a Malta i rifornimenti per la
rotta occidentale. Ciò avvenne, nel corso dell’estate, facendo partire i convogli,
costituiti da navi mercantili veloci, direttamente dalla Gran Bretagna; ossia dal
grande ancoraggio dell’estuario del fiume Clyde, nel sud-ovest della Scozia,
rinforzandone la protezione in Mediterraneo, assegnata alla Forza H del vice
ammiraglio James Somerville a Gibilterra, e con nuclei di unità di scorta prelevati
dalla Home Fleet.
La prima operazione, denominata in codice “Substance”, si svolse nella terza
decade di luglio, quando un convoglio di sei piroscafi, denominato GM.1, riuscì ad
arrivare a Malta, nonostante fosse stato fortemente, ed esclusivamente attaccato lungo
la rotta, dagli aerei della Regia Aeronautica, e dai mezzi insidiosi della Regia Marina.
Nel corso delle azioni, che si svolsero in modo particolarmente cruento nei giorni 23
e 24 luglio, gli aerosiluranti dell’Aeronautica della Sardegna riuscirono a centrare tre
navi. Gli S.79 della 283
a
Squadriglia – con i siluri sganciati dai velivoli dei tenenti
pilota Bruno Pandolfi e Francesco Aurelio Di Bella – rispettivamente affondarono il
cacciatorpediniere
Fearless
e danneggiando gravemente con un siluro l’incrociatore
Manchester,
mentre quelli della 280
a
Squadriglia colpirono il piroscafo olandese
Hoegh Hood,
che da Malta si stava trasferendo a Gibilterra, poi nonostante i danni
raggiunta regolarmente.
Stato Maggiore dell’Aeronautica Ufficio Storico, Roma, 1995, 2
a
edizione 2003 (riveduta e
considerevolmente ampliata), p. 20.
4
Il cacciatorpediniere
Fearless
colpito dal siluro di un aerosilurante S.79 della 283
a
Squadriglia immobilizzato e
in fiamme. Nelle sue vicinanze il cacciatorpediniere gemello
Forester
che, dopo averne recuperato l’equipaggio,
lo avrebbe finito con un siluro.
L’incrociatore
Manchester
che fu colpito dal siluro dell’S. 79 della 283
a
Squadriglia con primo pilota il tenente
Francesco Aurelio Di Bella.
.
5
Nel contempo, continuando ad attaccare il convoglio britannico diretto a La
Valletta, i bombardieri S.79 del 10° Stormo (tenente colonnello Antonio Marcucci)
dell’Aeronautica della Sicilia, che colpirono gravemente a nord di Biserta il
cacciatorpediniere
Firedrake,
mentre da parte dei mezzi della Regia Marina fu
danneggiato nel Canale di Sicilia il piroscafo
Sydney Star,
raggiunto, nelle prime ore
del mattino del 24 luglio, da un siluro lanciato dal
Mas 532,
comandato dal capitano
di fregata Ernesto Forza.
Mai era avvenuto, fino a quel momento, che un convoglio britannico destinato
a raggiungere Malta, anche se attaccato da aerei italiani con il concorso di quelli
tedeschi, avesse subito tanti danni alle sue navi.
Supermarina, l’organo operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina, che
proprio in questo periodo stava mettendo a punto il piano d’azione Direttiva Navale
n. 7 (Di.Na. 7), che negli intendimenti dello Stato Maggiore Generale delle Forze
Armate italiane (Comando Supremo) avrebbe dovuto portare la flotta italiana ad
affrontare – spalleggiata e sostenuta dai Reparti dell’Aeronautica – quella britannica
in una battaglia decisiva, preferì non impegnare le cinque corazzate disponibili, che si
trovavano concentrate a Taranto:
Littorio, Vittorio Veneto, Cesare, Duilio
e
Doria.
Si
limitò soltanto ad inviare in mare, a nord di Palermo, quattro incrociatori della 8
a
e 4
a
Divisione Navale (Garibaldi,
Montecuccoli
e
Di Giussano
e
Cadorna),
con lo
specifico ordine di vigilare nel basso Tirreno.
Subito dopo la conclusione dell’operazione “Substance”, e il rientro a
Gibilterra delle forze navali britanniche salpate da Malta dove avevano scortato il
convoglio GM.1, gli incrociatori britannici
Hermione
(capitano di vascello Geoffrey
Nigel Oliver) e
Arethusa,
e i cacciatorpediniere di squadra
Sikh
e
Lightning,
e a cui si
aggiunse il posamine veloce
Manxman,
ebbero il compito di realizzare un’altra
operazione, chiamata “Style”. Essa comportò per le cinque navi di ripartire per la
Valletta per sbarcarvi 1.800 soldati britannici, tra cui avieri della RAF, portati a
Gibilterra dal trasporto militare
Leinster,
e che non era stato possibile imbarcare con
la precedente operazione “Substance”, perché il
Leinster
si era arenato prima di
entrare in porto.
Il piroscafo trasporto truppe
Leinster.
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