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RIVISTA MENSILE - ANNO XVII
LUGLIO 2019
6
20
38
T10M
1/72
di Zack Sex
PHOTOFILE T10 Walk Around
di Zack Sex
Pz.Kpfw. IV Ausf. H mid production
1/35
di Sancar Buhur
STZ-5 e 52-R-353M
1/35
di Ramón Segarra Guerrero
Goliath Sd.Kfz. 302
1/35
di Kamil Feliks Sztarbala
King Tiger & US Dozer
1/35
di Tomasz Janiszewski
14
30
50
ono d’accordo sul fatto che Steel Art sia una rivista dedicata al modellismo carramataro e mi rendo conto che talvolta (o forse spes-
so) i miei editoriali prendono invece altre strade. E questo mese l’argomento è quanto di più lontano dalla superficie terrestre, perché
l’anniversario è troppo ghiotto importante per non essere ricordato. Certamente qualcuno più acculturato del sottoscritto avrà modo
di dissertane in maniera più dotta, ma io ve ne parlo ugualmente. Nel luglio di cinquant’anni fa, chi scrive non aveva ancora compiuto
12 anni ed era in vacanza a casa dei nonni. Ricordo quei giorni di metà mese come se fosse adesso rapito come fui da quella full immer-
sion televisiva, a perdermi nella lunga “diretta” (oltre 16 ore riportano gli annali!!) organizzata dal Primo Canale della Rai, fra le spie-
gazioni scientifiche del professor Medi, i bonari battibecchi fra Tito Stagno e Ruggero Orlando e i numerosi film di fantascienza: se la memoria non
mi tradisce (faccio presente che sono passati cinquant’anni anche per il sottoscritto!!) trasmisero “Ultimatun alla Terra” del 1951 - che spavento il robot
Gort - e “Dalla Terra alla Luna” del 1958 (all’epoca mamma RAI non passava pellicole di recente realizzazione) che furono messi in onda ad infram-
mezzare l’avvincente maratona. Ci sembrava allora di poter condividere in pieno le parole che pronunciò Neil Armstrong “questo è un piccolo passo
in avanti per l’uomo, ma un grande balzo per tutta l’umanità”. Ci pensate? Un essere umano era arrivato sulla Luna! O almeno qualcuno dice che
così ci hanno fatto credere……Nella notte del 20 luglio 1969, mentre la navicella Columbia continuava ad inanellare orbite su orbite, il L.E.M (Lunar
Excursion Module) battezzato Eagle si posò sulla superficie del Mare della Tranquillità e il giorno successivo vide le orme dei due astronauti (Neil
Armstrong e Buzz Aldrin) imprimersi nella statica polvere lunare, i primi passi umani se non diamo credito ovviamente all’Ariosto che manda Astolfo
a recuperare l’ampolla con il senno perduto di Orlando, alle avventure del Barone di Munchausen o ai racconti di Jules Verne che, profeticamente
forse, anticipò le modalità di un’impresa che sarebbe stata effettuata oltre un secolo dopo, razzi frenanti e ritorno con ammaraggio inclusi. Si giun-
geva in quell’anno al compimento ideale di un viaggio iniziato nei primi anni ’20 con il primo lancio di un razzo alimentato a carburante costruito
da Robert Goddard. Dopo aver mandato a morire nel buio dello spazio cosmico qualche terrorizzato animale, venne l’epoca dei primi avventurosi lanci
con equipaggi umani (Yuri Gagarin, John Glenn e Valentina Tereskhova). I progetti Gemini ed Apollo videro il lancio di 23 astronauti americani (qual-
cuno andò nello spazio anche più di una volta) fino ad arrivare, passando per la tragedia della capsula Apollo incendiatasi sul razzo vettore con la
morte degli astronauti Grissom, White e Chaffee occupati in una simulazione di lancio, a quella fatidica avventura che si svolse dal 16 al 24 luglio del
1969. Gli astronauti fecero ritorno sul “pianeta azzurro” lasciando sulla superficie lunare, oltre alla base del LEM, alla bandiera a stelle e strisce anche
una targa che recitava: “Here men from the planet Earth first set foot upon the Moon – July 1969 A.D. – We came in peace for all mankind”. Quel mes-
saggio “Veniamo in pace per conto dell’intera umanità”, lasciato lassù nel Mare della Tranquillità, suonava forse strano mentre a 400.000 chilometri
di distanza, sul pianeta madre, la Terra, si combatteva ancora aspramente in Vietnam, si era in piena Guerra Fredda, continuavano gli scontri di
confine fra URSS e Repubblica Popolare Cinese e in Africa settentrionale e orientale si preparavano I colpi di Stato militari che avrebbero portato al
potere dittatori vari. Adesso qualcuno ritorna a parlare di mandare qualcuno sulla Luna, forse di costruire una base sulla superficie selenite o addi-
rittura di andare su Marte. Avrà un senso tutto questo farneticare mentre la terra sulla quale viviamo sta lentamente morendo, soffocata da plastiche,
da inquinamenti, da cambiamenti climatici, da sfruttamenti intensivi di tutte le risorse animali e vegetali ? Mah…quien sabe. Forse il future ci darà
risposte: ammetto di non averne. Vi lascio adesso alla lettura del numero di Steel Art che avete fra le mani. Buona lettura, noi INSHALLAH ci risentia-
mo il mese prossimo
Marcello Marchetti
S
Art
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